Preparazione atletica – vuoi migliorare le tue prestazioni? Prenditi cura del tuo microbiota intestinale

Microbiota intestinale, di cosa si tratta?

Forse avete già sentito parlare del microbiota intestinale, ma con questo articolo vorrei approfondire l'argomento.

Lactoflorene o fermenti lattici sono una popolazione di batteri che hanno colonizzato il nostro intestino. Il loro vecchio nome era microflora ma oggi viene dato il nome di microbiota. Se sentite invece parlare di microbioma si riferisce all'insieme di geni dell'intero microbiota.

In seguito alla mappatura del genoma umano, fu avviato il progetto Microbioma umano (HMP Human Microbiome Project), che grazie alla collaborazione tra grandi centri di sequenza genomica degli USA e dell'Europa, ha potuto studiare questi  microrganismi che coesistano con l'uomo. Questi studi hanno reso possibile capire quali siano le capacità metaboliche dei batteri che popolano il nostro intestino. Ebbene si, se non lo sapevi ora lo sai, non sarai mai veramente solo!! 🙂

Molti studi si stanno concentrando sul rapporto tra la salute dei batteri presenti nel microbiota intestinale e la nostra salute in generale. Ogni giorno emergono nuove evidenze sul legame tra la presenza di un certo tipo di microbiota e lo stato di benessere, ma non solo anche in merito alle prestazioni sportive, e poi vedremo come.

E' stato inoltre verificato che il microbiota presenta più di mille specie di batteri, per quasi un kg di peso ed è talmente rilevante da essere quasi considerato un organo.

I batteri più comuni sono il Clostridium, il Lactobacillus e l'Enterococcus e vivono sulla superficie epiteliale che sono quelle cellule che costituiscono il rivestimento interno dei tessuti. Altri invece tipo il Bacteroides, il Bifidobacterium, lo Streptococcus e l'Enterobacteriaceae preferiscono vivere nell'instestino. Anche se tutte le superfici mucose dell'organismo sono colonizzate da batteri, ma l'intestino è il sito preferito ed oltre il 70% vivono nel colon.

Quale vantaggio biologico porta la presenza di un microbioma ricco a livello gastrointestinale?

Fondamentalmente nutrizionali e di difesa immunitaria. Un microbiota sano è in grado di immagazzinare energia dai corboidrati, può regolare la produzione di vitamine (B e K ) e la produzione di acidi grassi a corta catena, denominati SCFA, tipologia che difficilmente viene prodotta da fonti alimentari.

In merito ai meccanismi di difesa, il microbiota contiene informazioni per lo sviluppo della resistenza alla colonizzazione di potenziali patogeni, per la regressione degli xeno-biotici, tutte quelle sostanze estranee all'organismo,  e per stimolare le cellule che vanno a costruire le difese immunitarie.

Le difese immunitarie possono essere innate o acquisite. Le prime comprendono i meccanismi di difesa non specifici per i patogeni (virus e batteri), come la barriera anatomica, formata da cute e mucose, o la barriera fisiologica, formata dal pH dei tessuti. L'immunità acquisita permette di riconoscere ed eliminare in modo selettivo elementi estranei e microrganismi. Queste due immunità cooperano per il riconoscimento dei patogeni e la corretta attivazione del sistema immunitario.

ll microbiota all’interno dell’intestino aiuta a regolare la risposta immuno sistemica in loco, e influenza anche, fin dall’età infantile, lo sviluppo e la reattività del tessuto linfoide associato intestinale, chiamato comunemente con l’acronimo GALT: trattasi della parte del sistema immunitario localizzata all’interno dell’apparato digerente. La colonizzazione dell’intestino in età precoce permette lo sviluppo di IgA secretoria e IgM, entrambi importanti per la difesa immunitaria e per lo sviluppo delle tolleranze alimentari. Per IgA si intendono quegli anticorpi normalmente presenti nelle secrezioni corporee (lacrime, muco, saliva ecc.), per IgM, o immunogloboline M, invece, quegli anticorpi fondamentali per la reazione del sistema immunitario umano, sintetizzati dai linfociti B e dalle plasmacellule. ( Fonte articolo: L’integratore Nutrizionale n. 1 Gen-Mar 2017 pag. 14 – 19 )

Riassumendo, un microbiota sano, funge come scorta energetica ed innalza le nostre difese immunitarie. Inoltre l'evidenza suggerisce che diversi fattori possono provocare cambiamenti al microbiota intestinale. Questi cambiamenti possono essere sia quantitativi che qualitativi , con variazione della composizione e dell'attività metabolica del microbiota, che può influire sulla salute e sui diversi processi patologici.

Studi recenti suggeriscono che l'esercizio fisico può aumentare il numero di specie microbiche benefiche, arricchire la diversità della microflora e migliorare lo sviluppo dei batteri commensali. Tutti questi effetti sono benefici per l'ospite, migliorando il suo stato di salute. Quindi il ruolo svolto dall'esercizio come fattore ambientale può determinare i cambiamenti nella composizione microbica e  questi effetti potrebbero fornire benefici alla salute e alla prevenzione delle malattie.

Inoltre l'analisi del microbiota può contribuire a migliorare la performance di atleti e persone comuni.  Come? attraverso un probiotico specifico. Infatti il microbiota degli atleti  brucia meglio i carboidrati, sintetizza più aminoacidi, sa come disfarsi in tempo record dell'insidioso acido lattico che si accumula nei muscoli dopo una gara, come si legge in una nota della Società italiana di gastroenterologia ed endoscopia digestiva.

"Il microbiota umano è l'insieme di tutti i microrganismi presenti nel nostro corpo, che albergano nelle parti a contatto con l'esterno. Il più importante è quello intestinale, poi c'è quello della pelle, quello genito-urinario e polmonare (individuato di recente). Del microbiota fanno parte batteri ma anche funghi e virus. A renderci unici e diversi da un individuo all'altro è proprio il nostro microbiota. La differenza in termini di genoma umano (abbiamo circa 23 mila geni) tra un individuo e l'altro infatti non supera lo 0.01%; possiamo invece differire per oltre l'80-90% da un altro individuo in termini di genoma del microbiota (3,3 milioni di geni). La composizione del microbiota varia nel corso della vita e può essere modulata: in modo fisiologico, attraverso la dieta, con l'allattamento al seno o con latte artificiale, con parto cesareo o naturale; in modo patologico ad esempio per una gastroenterite infettiva, se si assumono antibiotici o inibitori di pompa protonica (farmaci anti-acido)".
In questo caso si può verificare una disbiosi qualitativa o quantitativa, che costituisce la perdita della simbiosi fisiologica fra uomo e microbiota. "Questo può portare ad una serie di malattie nelle quali è implicato il microbiota (come il Clostridium difficile, le malattie infiammatorie croniche intestinali, la sindrome dell'intestino irritabile). Un microbiota alterato può contribuire a provocare anche patologie metaboliche come l'obesità e alcune malattie neurologiche".


L'ultima  scoperta è che il microbiota  potrebbe contribuire a modulare le performance atletiche. 

George Church, professore di genetica ad Harvard e di scienze della salute e tecnologia ad Harvard e al Mit è andato a valutare se ci fossero differenze tra il microbiota di atleti professionisti e di gente comune, studiando anche le eventuali variazioni di questo patrimonio silenzioso di microrganismi prima e dopo una gara importante. La scelta è caduta sui partecipanti alla maratona di Boston; il microbioma degli atleti è stato prelevato (campioni di feci) prima e dopo la gara, rivelando delle alterazioni di composizione, in particolare a carico di un tipo di batteri in grado di metabolizzare l'acido lattico, che ha le potenzialità di migliorare il metabolismo energetico e facilitare il recupero dopo uno sforzo importante come quello della maratona. 


"Gli autori di questo filone di ricerca - commenta Ianiro - stanno cercando adesso di isolare questi batteri di 'talento' per realizzare un probiotico 'da atleti', da somministrare alle persone che vogliano aumentare le loro performance sportive e di fitness, ma anche chi vuole migliorare il proprio stato di salute". In un altro lavoro, lo stesso gruppo di ricerca ha scoperto un tipo particolare di batteri nel microbiota degli ultra-maratoneti (quelli che fanno gare di oltre 100 miglia) specializzati nel metabolizzare con grande efficacia carboidrati e fibre; questi batteri non erano presenti nel microbiota della squadra olimpica di canottaggio e questo fa pensare che diversi sport inducono e selezionano diverse forme di microbiota. 


"Un altro studio irlandese, pubblicato di recente su 'Gut' da Wiley Barton dell'Università di Cork - prosegue il dottor Ianiro - è andato a valutare la composizione del microbiota intestinale in un gruppo di rugbisti, scoprendo che questi atleti hanno una esaltata sintesi di aminoacidi e un aumentato metabolismo dei carboidrati; il loro microbiota è inoltre in grado di produrre un maggior quantitativo di acidi grassi a catena corta (che sono associati ad una migliore fitness muscolare e in generale ad un miglior stato di salute) rispetto alle persone sedentarie".

Al momento "non è chiaro se è la dieta degli atleti o il tipo di attività sportiva a selezionare delle tipologie particolari di microbiota - sottolinea Antonio Craxì, presidente della Sige - potrebbe infatti essere questo tipo di microbiota a facilitare le loro performance atletiche e contribuire a fare di un individuo un atleta di talento".

La scienza non è ancora stata in grado di capire se il microbiota degli atleti è  migliore perché sono atleti oppure sono atleti perché migliore, di certo un microbiota sano è in grado di migliorare le performance sportive. Prendersi cura del proprio intestino, il nostro secondo cervello, è di fondamentale importanza. Per le discipline di endurance, avere un intestino che lavora perfettamente, è in grado di garantire livelli di performance elevate nel tempo. Per prima cosa, se non hai un alimentazione sana ed equilibrata, pensa a procurarti un probiotico di qualità che ti possa aiutare a mantenere un intestino sano e ricco di batteri buoni.

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